il calcio che non vogliamo

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cagliari globalist – il calcio che (non) vogliamo

da Cagliari Globalist – domenica 4 maggio

”Il calcio che vogliAmo”. E’ questo lo slogan di una compagnia telefonica e sponsor ufficiale del campionato di Serie A e Coppa Italia ma lo spettacolo del sabato romano è la nuova pessima figura per il football italiano. L’ennesima in una stagione tra le intimidazioni dei tifosi della Nocerina ai giocatori rossoneri costretti a lasciare il campo della Salenitana e senza contare le squalifiche per la famigerata discriminazione territoriale.

I fatti. Tutto è iniziato nel pomeriggio, dieci feriti, petardi e bomboni contro la polizia che scortava i tifosi napoletani allo stadio Olimpico. Colpi di pistola a Tor di Quinto. Bilancio: un tifoso del Napoli in gravi condizioni colpito al torace e alla spalla; un altro raggiunto da un proiettile alla mano e un terzo rimasto ferito in maniera più lieve a una mano da un colpo di pistola. Il quarto sarebbe il custode di un vivaio, un ultrà romanista già conosciuto dalla forze dell’ordine. Per il Questore di Roma, il ferimento dei tre, sembra essere collegato a cause occasionali.

Allo stadio, il caos, il ritiro degli striscioni nella curva dei tifosi partenopei, poi quarantacinque minuti di attesa, con tanto di altri lanci di petardi e un vigile del fuoco contuso, prima dell’ok finale di un capo ultras. Eppure è stata una bella partita con tre gol nei primi trenta minuti e una vittoria per il Napoli che porta a casa la Coppa con un 1-3.

Tensione in tv. I fatti dell’Olimpico sono stati raccontati con un po’ troppa tensione dai cronisti della tv pubblica. Sarà stata la concitazione degli eventi, il raccontare tutto ciò che stava accadendo in diretta per tenere incollati i telespettatori davanti agli schermi (anche con due minuti di pubblicità, vaffa compreso) ma tra le possibili voci su un rinvio della gara, all’addetto ai cori a cui serviva un po’ di spazio per vedere la partita e a quel “la curva ha deciso, si gioca”, qualcuno ha sbagliato. Forse sarebbe stato meglio raccontare i fatti cercando di trasmettere calma anche a chi stava a casa e poteva mettersi in contatto con i tifosi in curva nord.

Tribuna d’onore In tutto questo caos, sembra strano vedere il Presidente del Senato Grasso, il Premier Renzi, ovvero due tra le più alte cariche dello Stato, il presidente del Coni, Malagò, i dirigenti delle due società, rimanere inermi davanti a una curva in fibrillazione con il capitano del Napoli, Marek Hamsik che, sotto il settore, discuteva con i capi ultras tra questi anche Gennaro, quello della maglietta “Speziale Libero” dedicata al tifoso condannato per la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti nel febbraio 2007. Un personaggio molto simile a Ivan Bogdanov, capò ultrà della Serbia che non fece giocare la gara tra l’Italia e la sua nazionale. Per aumentare la polemica, parte dello stadio ha fischiato l’inno d’Italia. In tutto questo, la curva sud dell’Olimpico, occupata dai tifosi della Fiorentina ha inneggiato la squadra, ha cantato per novanta minuti anche se la sua squadra ha perso la sfida che poteva cambiare la stagione. E meno male che doveva essere una serata di bel calcio, dedicata ai tanti bambini presenti allo stadio.

Ultras pro e contro. Ora c’è chi chiederà nuove misure per buttare fuori gli ultras dalle curve. Non sono bastate le tessere del tifoso e tanti iniziano a chiedersi a che serve chiedere l’autorizzazione per mettere uno striscione o fare una coreografia allo stadio se poi dalle curve partono petardi, bombe carta e bengala in campo? I grandi del calcio devono dire no ai rapporti con i gruppi organizzati. Le società devono dire basta alle provocazioni. Devono dire basta ai “Dacci i biglietti oppure ti contestiamo”. Gli amanti del calcio non dimenticano l’amaro addio al calcio di Paolo Maldini, contestato dalla curva Sud del Milan per non essere stato “unico e vero capitano” dei rossoneri come Baresi. Negli stadi italiani il clima si avvicina sempre più a quelli del Sud America dove risse e scontri sono all’ordine del giorno. Il clima attorno al calcio è sempre più cupo: contestazioni, minacce, uomini che vanno allo stadio per sfogarsi per le delusioni di una vita.

Eppure gli ultras non sono tutti cattivi. Basta fare un giro in rete per leggere post e articoli su iniziative benefiche nate proprio grazie alle amicizie in curva: raccolte fondi per i terremotati, gli alluvionati. Tutto fatto in silenzio, senza troppa pubblicità.

Gli stadi vuoti sono la morte del calcio e del pallone in tv. Una partita senza pubblico non è vendibile all’estero ma se il nostro fooball, insieme a 65mila persone all’Olimpico e sette milioni di appassionati davanti alla tv devono aspettare quarantacinque minuti per aspettare il via libera di un tifoso per vedere in campo due squadre per una finale di Coppa Italia, il nostro calcio ha perso. Intanto in Francia, il Guingamp, più tifosi che abitanti, ha vinto la Coppa di Francia sostenuta da suoi tifosi arrivati a Parigi in trattore. Altro calcio.